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"La forma che l'architetto attribuisce agli spazi è spesso la proiezione di come l'essere umano vede il mondoinun particolare momento storico e in un certo contesto geografico; i luoghi assurgono a simboli del contemporaneo e i Padiglioni dei Giardini della Biennale di Venezia, immersi nel contesto dei Giardini napoleonici di Castello, con la loro ricchezza e complessità, non sfuggono a questo assunto. L'apporto architettonico specifico di ogni struttura si somma e si moltiplica in un gioco di echi e di rimandi che va dal singolo al generale, dai Padiglioni attigui ai più discosti, creando un insieme originale che supera gli esiti della semplice somma o della giustapposizione. Quando noi tre, Gabriele Basilico, la sua macchina fotografica e io ci siamo inoltrati per la prima volta in questo luogo inattuale e in questi spazi sospesi, siamo stati pervasi da una sensazione di benessere. La successione dei vuoti e dei pieni, l'imponenza dei Padiglioni tra il verde, i vialetti leggermente in salita a ritardare la bramosia della curiosità d'essere esaudita, ci permettevano di inoltrarci in pensieri più alti che invitavano a guardare all'uomo come a un essere, in grado certo di realizzare opere grandiose, ma ora spesso smarrito, separato da quell'armonia capace di portarlo lontano." (Adele Re Rebaudengo)